Irresistibili distanze di Andrea Perrotta (& friends)

Un’operazione interessante e audace quella di Andrea Perrotta per almeno un paio di aspetti. Il primo è che il lavoro è stato pubblicato su CD in un momento in cui le vendite su questo supporto stanno diminuendo vertiginosamente. Il secondo è il genere. Questo è un periodo in cui la velocità di fruizione sembra essere il paradigma dell’ascolto e la semplicità delle strutture musicali domina il mercato. In questo scenario Andrea pubblica un disco di progressive rock con strutture dei brani complesse e articolate e soluzioni armonico/melodiche non proprio banali.

l package (molto curato) di Irresistibili Distanze

Sei brani sembrerebbero pochi ma la durata di questi arriva anche a lambire i 10 minuti, C’è musica quindi da ascoltare e seguire con attenzione.

Puzzle

Puzzle è il primo brano. Nove minuti di musica che iniziano con i passi in un bosco di notte e un’intro acustica che ci porta subito alla mente le atmosfere di un certo rock italiano di qualche anno fa. L’arrivo delle chitarre elettriche (suonate da Daniele Caruso) fa virare un po’ sul metal ma l’aspetto melodico e lirico dell’assolo è comunque prevalente. Succedono tante cose. Gli arrangiamenti sono articolati e le idee non mancano. Il cantato arriva a metà del brano. Bella la voce di Andrea e accurati i cori (Alessandra Paletta). Si sente che siamo in Italia e si apprezza il connubio tra melodia e sound internazionale. Qualche passaggio riporta alla musica classica. Si sente lo zampino di Georges Pascal Marchese che ha arrangiato gli archi del brano. Indovinato l’intervento di sax sul finale da parte di Alessandro Tomei. Ottimo inizio!

Game Over

Si prosegue con Game over con un interessante giro di basso. Il testo non nasconde l’impegno sociale ed è suscettibile di vari livelli di interpretazione (che non raccontiamo per lasciare all’ascoltatore la sorpresa e la libertà di lasciarsi andare). Interessanti gli inserti di elettronica e non male l’assolo di chitarra offerto da Gianluca Malafronte in chiusura.

Rendezvous

Il terzo brano è Rendezvous. Intro ben pensata e ottimamente suonata. Qui la chitarra ritmica è affidata ad Andrea Sisani. Anche la registrazione è buona con i suoni di basso (la parte è scritta in collaborazione con Marco Fusco) e batteria proprio belli. Lo sviluppo melodico del cantato colpisce e l’entrata del ritornello ci fa viaggiare. Ottimo! I quasi otto minuti del pezzo passano in fretta e questo è un buon segno. Anche qui non mancano i cambi di atmosfera e la voce di una control room americana fa da contraltare al cantato inserendosi senza soluzione di continuità nel pezzo. L’assolo (Andrea Di Santo) è affidato a un sintetizzatore con un bel suono analogico.

Preludio – il mare riflesso

Passando a Preludio – il mare riflesso l’atmosfera è totalmente differente. Un po’ didascalico il suono delle onde del mare in sottofondo. Il brano è strumentale e, questa volta, dura poco. È un preludio… Pianoforte e archi con un tema che potrebbe benissimo far parte di una colonna sonora. Ovviamente di un film romantico.

Irresistibili Distanze

Tastiera e suoni da uno smartphone ci portano al quinto brano, la title track. Irresistibili distanze è Prog italiano. Se vi piacciono le Orme, la PFM e il Banco del Mutuo Soccorso avete capito di cosa sto parlando. Qui le chitarre (Diego Gangale e Andrea Perrotta) sono usate per frasi di contrappunto e accordi di atmosfera. Bello l’interplay degli inserti strumentali. Un pezzo da ascoltare molte volte per scoprire tutti i dettagli dell’arrangiamento e dell’esecuzione.

Velvet #21

Il disco si chiude con Velvet #21. Un intro di atmosfera con un inserimenti di vari strumenti acustici, elettrici ed elettronici. Arrivano le chitarre persanti con power chord e un assolo assolutamente comunicativo di Alex Massari che non smentisce la sua fama e suona alla grande.

Per Concludere

Ho conosciuto Andrea tanti anni fa. Sapevo della sua confidenza con la batteria. Non sapevo invece della sua vena compositiva e delle sue capacità sugli altri strumenti. Per una serie i ragioni (non tutte strettamente legate alla musica) conosco molti dei musicisti che hanno partecipato alla realizzazione. Non mi stupisce, quindi, che l’album sia ben suonato. Va detto, però, che Andrea assume con autorevolezza il ruolo di Deus Ex Machina dell’operazione lavorando sulle composizioni (i brani sono tutti scritti da lui), gli arrangiamenti e suonando molti degli strumenti in organico. La scelta di rivolgersi a molti musicisti di valore rende l’album frutto di un lavoro di gruppo che si apprezza per la varietà e l’inventiva.

Un bel disco che assume valore anche indipendentemente dal genere. Ovviamente lo trovate anche sugli store digitali, non perdetelo!

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